Focusing per passi di azione: il settimo passo / Focusing for action steps: the seventh step
“Spero
che nella vostra vita non facciate solamente Focusing … c'è una
tendenza che deriva dal Focusing che non mi piace affatto … è di
approdare là dove uno si sente meglio e poi dire “ecco ora sto
proprio bene”. E c'è una tendenza a non agire, a non fare quella
telefonata, a non confrontarsi con quella persona...ecc. ecc. Perché
tanto ora va tutto bene.
Ma
invece non è che vada così bene. Da anni sto cercando come
potremmo arrivare a 7 passi, aggiungendo il passo dell'azione. (Un
processo di Focusing) ... dovrebbe funzionare in modo che ci si
diriga direttamente verso l'azione dopo che si è diventati liberi di
farla... E naturalmente qui c'è da fare una piccola aggiunta. Perché
ora che uno è diventato libero di fare l'azione potrebbe avere
bisogno di un ulteriore spazio di Focusing, di un ulteriore processo,
per scoprire come
va a fare l'azione”.
A
parlare così è Gendlin stesso in questo video girato da Nada Lou
alla scuola estiva del TFI nel 2008 (sono grata a Charles F. Herr per
avermelo segnalato):
Il
settimo passo che io intendo aggiungere ai sei passi del Focusing
come pensati da Gendlin
(http://www.focusing.org/italian-sixsteps.html)
si chiama “Prendersi la responsabilità delle proprie sensazioni
significative” e viene naturale dopo il sesto passo
come modificato dalla mia insegnante di Focusing, Nicoletta Corsetti.
Nicoletta
infatti ha già inserito nel sesto passo le domande:
E'
emerso dal processo un passo d'azione?
Le mie sensazioni mi richiedono di agire?
Le mie sensazioni mi richiedono di agire?
Se
la risposta a queste domande è positiva il settimo passo consiste
semplicemente nella domanda:
“Mi
sento pronta a assumermi la responsabilità di intraprendere questo
passo concreto nella mia vita?”.
Naturalmente,
anche questa è una domanda a cui è possibile rispondere di no,
perchè è possibile che ci sia una spinta all'azione ma che questo non sia il momento giusto per metterla in pratica. La domanda successiva diventa allora:
Cosa
dovrebbe succedere nella mia vita perché io mi senta pronta? Posso
fare un'azione o tante azioni per … prepararmi al passo che ora
sembra troppo grande ?
Io
credo che l'assunzione di responsabilità per le proprie sensazioni
significative sia una conseguenza naturale del Focusing quando
realizziamo che un processo di Focusing è un atto creativo in cui
diventiamo autori di qualcosa. Come tutti i processi
creativi, stabilisce con quanto si è creato un processo di
filiazione, come è evidente dalla radice comune delle parole "crea-tura", "crea-zione", "crea-tivo". Come molti processi creativi, consiste nel simboleggiare, nel dare nome, a qualcosa che prima era informe, trasformandola in lettera viva.
Per
spiegare questa vitalità dei simboli mi sembra utile far
risuonare le domande del libro della Sapienza (XI,21), che con
qualche modifica testuale di scarso rilievo intendendo rivolte
proprio a noi stessi, nel nostro potere creativo: una cosa come
potrebbe esistere se tu non la vuoi? Come potrebbe continuare a
esserci se tu, dopo averla nominata, non la tieni in vita? Sì, tu hai
compassione di tutte le cose che sono tue”.
Appartengo
alla cultura giudaico-cristiana e l'immagine potente che queste
domande mi suggeriscono è quella di genitori che dopo aver
battezzato i figli, presentandoli alla comunità, non possono più
sottrarsi all'obbligo di mantenerli in vita, educandoli e facendoli
crescere. Le nostre culture non accettano che al nominare, al
simboleggiare, faccia seguito un ritorno nel nulla, nella polvere del non detto, del
non udito e del non ascoltato.
Potremmo
tenere in vita i nostri figli, i nostri significati, mantenendoli
all'interno della stanza dove si sono formati, coltivandoli come
fiori in serra? Certamente sì, se questo periodo è inteso come un periodo limitato di tempo: le nostre sensazioni significative hanno diritto a un'infanzia protetta guidata dalla consapevolezza che l'infanzia è una stagione della vita che non dura per sempre.
Io credo che il 7. passo del Focusing implichi proprio una risposta individuale alla durata di un'infanzia protetta per le nostre sensazioni significative. Sarà breve, sarà lunga, ma non può essere infinita! Kahil Gibran invita i genitori a “essere l' arco dal quale i figli, come frecce vive, sono lanciati in avanti" e questo presuppone per chi non è nato in una famiglia di arcieri un periodo di training nella difficile arte del tiro con l'arco.
Io credo che il 7. passo del Focusing implichi proprio una risposta individuale alla durata di un'infanzia protetta per le nostre sensazioni significative. Sarà breve, sarà lunga, ma non può essere infinita! Kahil Gibran invita i genitori a “essere l' arco dal quale i figli, come frecce vive, sono lanciati in avanti" e questo presuppone per chi non è nato in una famiglia di arcieri un periodo di training nella difficile arte del tiro con l'arco.
Individualmente
e collettivamente ci dovremmo allora proporre di rafforzare la stabilità delle nostre mani. E se alla fine del periodo di training scoprissimo che non siamo più interessati a tirare con l' arco, non mancheranno altre attività che potranno trarre vantaggio dal periodo di rafforzamento che ci siamo concessi: la vita non è un insieme di processi lineari. Assomiglia molto di più a una serie di crocicchi dove caso e necessità si incontrano, non cessando mai di sorprenderci.
And now in English:
"I hope that in your life you do not do only Focusing ... there is a tendency that comes with Focusing which I do not like at all ... to go to where you feel better and then you say "oh, ok, now I am all right." And there is a tendency not to act, to not make that phone call, not to confront the person ... all these other things. Because now you are ok.
And that is not a very good thing that happens there. And I have always been looking for years "How we can have seven step. How we can have an action step." It ought to be that you lead directly to action from the fact that now you are freed up to do it. And of course there is a little key there. Because now that you are freed up to do it you may still need another whole focusing space ... focusing process, to find out how you are going to do it."
These are the words of Gendlin himself in the video shot by Nada Lou during the 2008 FISS (I am grateful to Charles F. Herr to point it out to me):
The seventh step I intend to add to the six steps of Focusing as designed by Gendlin (http://www.focusing.org/sixsteps.html) is called "Taking responsibility for your own felt meanings" and it should become easy after the sixth step as understood by my teacher of Focusing, Nicoletta Corsetti.
Nicoletta has already added in the sixth step the questions:
Has emerged from the process a step of action? My feelings demand my action?
If the answer to these questions is positive, in the seventh step we simply ask the question:
"Do I feel ready to take responsibility for this concrete step in my life?".
Of course, this is a question that can be answered negatively, because it is possible that there is an impulse to action in our felt sense, together with the awareness that it may be better for us to pause a little bit more and resist the impulse to act right away.The next question then becomes:
What should happen in my life that would bring me to feel ready? Can I get ready for the big step working before on other smaller steps, or can I break the big step into smaller steps?
I believe that taking responsibility for our own feelings is a natural consequence of Focusing when we realize that this is a creative process in which we become creators of something. Like all creative processes, it establishes with what one has created a process of
filiation, evident in the common root of the words "crea-tive", "creation", "crea-ture." Like many creative processes, Focusing uses symbols to give shape to our feelings, transforming both of them into letters of life.
To explain the implications of this creative process it seems useful to let resonate the questions of the Book of Wisdom (XI,21), that with some minor editing I understand as addressed to ourselves in our own creative power:
How could anything exist if you do not want it? And how could it continue to exist if you, after having named it, did not keep it alive? Yes, you do have mercy on everything that belongs to you."
To explain the implications of this creative process it seems useful to let resonate the questions of the Book of Wisdom (XI,21), that with some minor editing I understand as addressed to ourselves in our own creative power:
How could anything exist if you do not want it? And how could it continue to exist if you, after having named it, did not keep it alive? Yes, you do have mercy on everything that belongs to you."
I belong to the Judeo-Christian culture, where the powerful image suggested by these questions is one of parents that after having given a name to their children and presented them to the community, have contracted the further obligation to educate them and make them grow. Our cultures do not accept that the process of giving a name, of symbolizing, be followed by a return to nothing, to the dust of the unspoken and unheard.
But couldn't we keep our children - our meanings - alive, by having them "indoor", growing them as flowers in a greenhouse? Definitely yes, but for some limited period of time. Our felt meanings have a right to a safe childhood under the eyes of parents who are aware that childhood does not last for ever.
The 7th step of Focusing involves an individual response to the crucial point on the length of a protected childhood. If it is true that Kahil Gibran urges parents to "be the bows from which your children as living arrows are sent forth,"
The 7th step of Focusing involves an individual response to the crucial point on the length of a protected childhood. If it is true that Kahil Gibran urges parents to "be the bows from which your children as living arrows are sent forth,"
it is also true that this implies for those of us who are not born in a family of archers a period of training in the difficult art of archery. Individually and collectively we should then cultivate the intent to strengthen the hand that draws the bow. If at the end of the training period we should discover that we are no longer interested in shooting with the arc, there will be other activities that will benefit from the increased stability of our hands: life is not a series of linear processes. It is a lot more like a series of crossroads where chance and necessity meet, never ceasing to surprise us .
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