Sulla natura umana, nel III anniversario della morte di E. T. Gendlin

Il 1.mo maggio 2020 saranno trascorsi tre anni dalla morte di Eugene T. Gendlin. 
Lo ricordo qui con una citazione da un articolo del 1993, che racchiude tutta la sua filosofia e anche il suo modo caratteristico di esprimersi, tra il serio e il faceto. 


Today it is against fashion to affirm a universal human nature or a bodily, animal nature in humans or a reality that is not just an interpretation. Of course, I won't affirm these in that innocent way that is being rightly rejected — but I will affirm all three, after all. 
Gendlin, E.T. (1993). Human nature and concepts. In J. Braun (Ed.), Psychological concepts of modernity, (pp. 3-16). Westport, CT: Praeger/Greenwood. From https://www.focusing.org/gendlin/docs/gol_2060.html

"Al giorno d'oggi è fuori moda affermare l'esistenza di una natura umana universale, di una natura animale e corporea negli esseri umani o di una realtà che non è solo una interpretazione. Di certo, non affermerò questi punti nel modo ingenuo che al giorno d'oggi viene giustamente rigettato. Tuttavia, a ben vedere, li affermerò comunque."

A Gendlin non basta prendere atto dell'esistenza di relazioni tra entità separate.  La diade corpo-ambiente, o quella io-tu o quella mente-corpo si sono costituite nel corso del tempo. Sono il prodotto di una evoluzione che all'origine ha visto un processo unico con due poli, unità capace di differenziarsi. Il feto nell'utero materno prima di essere tale è stato liquido amniotico. Il seme prima di cadere a terra è stato parte di un frutto. Il pulcino grumo di sangue in un tuorlo.

Credo che Gendlin (in questo, seguendo Carl Rogers) fosse consapevole che per esprimersi come relazionale la natura umana ha bisogno di un ambiente protetto che non è quello della vita di tutti i giorni. Entrambi hanno lavorato affinché  le relazioni di aiuto psicoterapeuta-cliente, genitore-figlio, partner-partner, si diffondessero in tutta la società e la colonizzassero trasformandola dal di dentro, per renderla più vivibile e più autentica.

Oggi più che mai, in epoca di pandemia e di crisi ecologica e climatica,  mi sembra indispensabile un impegno per costruire condizioni ambientali protette, dove sperimentare - anche solo in maniera circoscritta -  il prezioso benessere dato da relazioni umane non rapaci. Solo su questa base possiamo sperare di costruire le società resilienti di cui tanto si parla e di cui abbiamo un disperato bisogno.

In English:

On May 1st, 2020, it will be three years since the death of Eugene T. Gendlin. I remember him here with a quote from a 1993 article, which encompasses his entire philosophy and also his characteristic way of expressing himself, both seriously and wittily.

Today it is against fashion to affirm a universal human nature or a bodily, animal nature in humans or a reality that is not just an interpretation. Of course, I won't affirm these in that innocent way that is being rightly rejected — but I will affirm all three, after all. 

Gendlin, E.T. (1993). Human nature and concepts. In J. Braun (Ed.), Psychological concepts of modernity, (pp. 3-16). Westport, CT: Praeger/Greenwood. From https://www.focusing.org/gendlin/docs/gol_2060.html

Gendlin is not content with simply acknowledging the existence of relationships between separate entities. The body-environment dyad, or the I-you or the mind-body, were established over time. They are the product of an evolution that initially saw a single process with two poles, a unit capable of differentiating. The fetus in the womb, before being such, was amniotic fluid. The seed, before falling to the ground, was part of a fruit. The chick, a clot of blood in a yolk.

I believe that Gendlin (in this, following Carl Rogers) was aware that for human nature to express itself relationally, it needs a protected environment that is not that of everyday life. Both worked to ensure that the psychotherapist-client, parent-child, partner-partner help relationships spread throughout society and colonized it, transforming it from within to make it more livable and more authentic.

Today more than ever, in times of pandemic and ecological and climate crisis, I feel it is essential to commit to building protected environmental conditions, where we can experiment - even if only in a limited way - the precious well-being given by non-predatory human relationships. Only on this basis can we hope to build the resilient societies that are so talked about and that we desperately need."


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