La parola della donna è una doppia negazione - PARTE I (Sulla insicurezza delle donne)

(Scroll below for English) 
Mentre osservavo al Museo della Fondazione Marcello Zei onlus la venere paleolitica della prima foto, datata circa 27000 anni fa, non potevo non restarne colpita: quasi uno schiaffo sulla faccia, ma allo stesso tempo la conferma di qualcosa che dentro di me ho sempre saputo. Neanche se da allora la terra fosse stata abitata solo da uno stuolo di femministe agguerrite e compatte, neanche allora saremmo mai riuscite a ribaltare quest'immagine potente della potenza della donna, tutta organi sessuali e riproduttivi, senza volto e quindi senza bocca, senza parola. E già, perchè le parole pronunciate dopo che la storia si è compiuta, con i suoi fatti e misfatti, non riescono a cambiare il passato. E senza parola, una sua parola autentica, la donna è destinata di vivere di riflesso, attraverso le parole degli uomini o negando quelle parole, dunque pur sempre e per sempre o mal rappresentata o rappresentata per derivazione. Necessariamente insicura o falsamente sicura, come ho detto già commentando un dibattutissimo post di Lea Melandri sulla recente “restituzione” della condizione femminile da parte del Professor Barbero. (...) Nel 2016, in una rappresentazione alla Casa Internazionale delle Donne per cui ringrazio ancora Caterina Koro Gramaglia e Mila Morandi Maiorelli, ho avuto modo di presentare in versione poetica quella che ora sta diventando una teoria sulla prima parola umana. La trascrivo qui 
IL NO DI EVA MITOCONDRIALE 
Eri nera di pelle Eva mitocondriale 
non riflettevi molta luce 
quel giorno di centomila anni fa 
ed è per questo forse 
che la storia si è scordata di te 
(ed è per questo forse che la storia si è scordata di te) 
Eretta su un trono di alghe e licheni 
figlie e figli tuoi chiamasti a te: 
a una donasti un sasso aguzzo, 
non ancora la punta di una lancia 
a un altro un ramo biforcuto, 
non ancora il braccio di una fionda 
Però il tuo dono più grande 
la prima parola umana 
lo trovasti dentro di te 
per lunghi attimi guardando 
lo scempio che volevi proibire 
Dal fuoriuscire delle viscere 
Dallo spezzarsi delle ossa 
Dallo stridio dei denti a te salì nel corpo 
solo una morsa nel petto 
simbolo ancora opaco agli altri 
che rese più forte il tuo fiato (che rese più forte il tuo fiato) 
Facile – era facile - farlo forte il tuo fiato 
impastato com'era con il ringhio, l'urlo e l'ululato 
dei tuoi parti e del vento (dei tuoi parti e del vento) 
E fu un morso e un no 
un no e un morso che ti uscì dalla bocca tra i denti 
sporco di sangue e saliva marchio della carne 
che tornava alla carne per farla umana 
con la prima parola (per farla umana con la prima parola) 
Nooooooooooooooooooooooooooo 
...
Sulla sabbia nulla più parlò
restasti sola, sola restò la tua fuggevole 
impronta ma dicono, si dice, 
o meglio si potrebbe dire 
che quel giorno si scosse ancora la terra, 
tremò per fare posto a quel suono mai udito 
a quella fiera ampiezza 
a quella prima legge 
il no di Eva Mitocondriale 
“Non mangerai la carne di tua sorella, di tuo fratello, 
non ne succhierai il cervello” (tutte insieme) 
Lo raccolse anche il mare quel no 
e lo fece ancora più denso 
mischiando sale a saliva e alghe al sale, 
il mare che accompagnava figlie e figli tuoi 
quale aspro compagno di viaggio 
e quel tuo no, Eva, restava per figlie e figli tuoi 
unico manto, unica culla, unico canto 
(unico manto, unica culla, unico canto) 

Naturalmente, ho qualche difficoltà nel trasformare la figura di Eva Mitocondriale e del suo “no” in un dato di fatto o una lapalissiana verità scientifica. E non vi nascondo che la banalissima rappresentazione di Eva mitocondriale nella seconda foto, derivante dalla mostra del 2011 a Palazzo delle Esposizioni di Roma, non lascia ben sperare per i miei sforzi in quella direzione. Ma vi confesso che la teoria che il linguaggio verbale umano sia nato dalla impellente necessità di riferirsi a qualcosa che non poteva essere indicato con un gesto a me sembra plausibile e ben fondata. Dal momento che miti e epopee come quelle omeriche sono i primi esempi di linguaggio umano tramandato, una cultura maschile ci ha portato a credere che sia l'immaginazione il prodotto più autentico dei Sapiens, la scoperta che doveva portare al superamento del linguaggio del corpo. Anche le ricerche che avvalorano l'ipotesi di una evoluzione del linguaggio umano dai gesti manuali, come quella di M.C. Corballis “The Gestural Origins of Language” (American Scientist, 1999) a mio avviso con poca coerenza ne mettono il risalto non la funzione normativa ma quella “generativa”. Proprio come a dire “Donne se voi generate figli con sudore e con fatica, noi uomini affrancati dal reame del necessario, generiamo idee e un linguaggio atto a rappresentarle”. Difficile però che la generatività linguistica abbia potuto rappresentare quel fattore decisivo ai fini evolutivi che invece si attribuisce al linguaggio umano. A me sembra estremamente autoreferenziale ritenere che i Sapiens abbiano prevalso su individui Neanderthal perché in grado di recitare l'Odissea. Mi sembra più equilibrato ritenere che il linguaggio sia stato strumento evolutivo in quanto utilizzato per veicolare aspetti normativi, dapprima in forma orale e poi in forma scritta. Ho quindi immaginato il linguaggio verbale generato da un paradosso, quello di dover indicare con un gesto una pratica che però il corpo non riesce a fare perché ripugnante. Ed è il paradosso a generare lo spostamento sul piano simbolico del gesto che era stato fisico: il corpo di Eva mitocondriale genera il “no” (elemento gutturale breve che gli ominidi possedevano insieme ad altri primati) al posto del gesto manuale dell'indicare, e questo insieme al morso che vuole negare. Se è così – se così è stato – il linguaggio autentico delle donne, espulso dalla storia, si è fondato su una doppia negazione, mai esplicitata perchè legata a qualcosa di non rappresentato e non rappresentabile, il rimosso dalla cultura per eccellenza, il cannibalismo (e fino a tutt'oggi l'incesto). 

English version:
As I was observing at the Marcello Zei Foundation Museum, the Paleolithic Venus in the first photo, dated about 27,000 years ago, I couldn't help but be struck by it: almost a slap in the face, yet at the same time the confirmation of something I've always known deep inside. Even if the Earth had been inhabited only by a host of fierce and cohesive feminists from that time on, we would never have been able to overturn this powerful image of a woman's power, all sexual and reproductive organs, faceless and therefore voiceless. Indeed, because words spoken after history has taken its course, with its deeds and misdeeds, cannot change the past. And without a voice, an authentic voice, a woman is destined to live in reflection, through the words of men or by denying those words, therefore always and forever either misrepresented or derived. Necessarily insecure or falsely secure, as I already mentioned in a highly debated post by Lea Melandri on the recent "restitution" of the female condition by Professor Barbero. (...) In 2016, in a performance at the International Women's House, for which I still thank Caterina Koro Gramaglia and Mila Morandi Maiorelli, I had the opportunity to present in poetic form what is now becoming a theory on the first human word. I transcribe it here: 

THE NO OF MITOCHONDRIAL EVE 
You were dark-skinned, Mitochondrial Eve 
You didn’t reflect much light 
That day a hundred thousand years ago 
And maybe that's why History has forgotten about you
Erected on a throne of algae and lichens 
Your sons and daughters you called: 
To one you gave a sharp stone, 
Not yet the tip of a spear 
To another a bifurcated branch, 
Not yet the arm of a sling 
But your greatest gift 
The first human word 
You found within you 
For long moments watching 
The massacre you wanted to prohibit 
From the evisceration 
From the breaking of bones 
From the grinding of teeth 
it came to you 
Only a bite in the chest 
Still an opaque symbol to others 
That made your breath stronger 
It was easy – yes - to make your breath strong 
Mixed as it was with a growl, scream and howl 
Of your childbirths and the wind.
And it was a bite and a no 
A no and a bite 
that came out from between your teeth 
Dirty with blood and saliva, the mark of flesh 
Returning to flesh to make it human 
With the first word 
Nooooooooooooooooooooooooooo 
...
On the sand nothing spoke anymore 
You remained alone, 
your fleeting footprint remained 
but they say, it's said, or rather one could say 
That day the earth shook again, 
Trembling to make room for that sound never heard before
To that fierce vastness 
To that first law 
The no of Mitochondrial Eve 
“You shall not eat the flesh of your sister, your brother, 
You shall not suck their brain” (all together) 
The sea also picked up that no 
And made it even denser 
Mixing salt with saliva 
and seaweed with salt, 
The sea that accompanied 
your sons and daughters 
As a harsh travel companion 
And that no, Eva, remained for your sons and daughters 
The only blanket, the only cradle, the only song 
(The only blanket, the only cradle, the only song) 
....
 Of course, I have some difficulty in transforming the figure of Mitochondrial Eve and her "no" into a fact or a truism. And I won't hide the fact that the very simplistic representation of mitochondrial Eve in the second photo, from the 2011 exhibition at the Palazzo delle Esposizioni in Rome, doesn't give me much hope for my efforts in that direction. But I confess that the theory that human verbal language was born from the pressing need to refer to something that couldn't be indicated with a gesture seems plausible and well-founded to me. Since myths and epics like those of Homer are the first examples of transmitted human language, a male culture led us to believe that imagination is the most authentic product of Homo sapiens, the discovery that was to lead to the overcoming of body language. Even the research that supports the hypothesis of an evolution of human language from hand gestures, like that of M.C. Corballis “The Gestural Origins of Language” (American Scientist, 1999) in my opinion inconsistently highlight not its normative function but its "generative" one. It's as if saying “While women bear children with sweat and effort, we men, freed from the realm of necessity, generate ideas and a language capable of representing them”. It's hard to believe that linguistic generativity could have represented that decisive evolutionary factor attributed to human language. It seems extremely self-referential to me to think that Sapiens prevailed over Neanderthal individuals because they could recite the Odyssey. I find it more balanced to believe that language was an evolutionary tool as it was used to convey normative aspects, first orally and then in writing. I therefore imagined verbal language generated by a paradox, that of having to indicate with a gesture a practice that the body cannot do because it's repugnant. And it's the paradox that generates the shift to the symbolic plane of the gesture that was physical: the body of Mitochondrial Eve generates the "no" (short guttural element that hominids possessed along with other primates) instead of the manual gesture of indicating, and this together with the bite that wants to deny. If so – if it was like this – the authentic language of women, expelled from history, was based on a double negation, never explicitly linked to something not represented and not representable, the repressed of culture par excellence, cannibalism (and to this day incest). 
SI RINGRAZIA CHAT GPT PER LA TRADUZIONE, 25 SETTEMBRE 2023
ENGLISH TRANSLATION MAINLY DUE TO CHAT GPT ON SEPTEMBER 25, 2023

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